Perché c'è stato un rimpasto di governo
Dietro alla decisione presa da Fumio Kishida di cambiare alcuni ministri del suo governo c'è un vero e proprio casino fatto con l'identità digitale dei cittadini giapponesi
Il 13 settembre, il primo ministro Fumio Kishida è ricorso a un secondo rimpasto di governo che ha visto la sostituzione inaspettata del ministro degli Esteri e di quello della Difesa, e il numero delle donne salire a cinque ministeri (non proprio un record, ma vedremo più avanti il perché).
Per comprendere meglio le motivazioni e le dinamiche dietro le scelte del leader del partito Liberaldemocratico e capo di governo Kishida, ho contattato Gabriele Ninivaggi, giornalista del Japan Times che vive a Tokyo e scrive di politica interna per il quotidiano in lingua inglese.
“Il secondo rimpasto di governo è coinciso con la scadenza dei mandati della leadership del partito Liberaldemocratico che hanno durata di un anno. Le nomine delle quattro figure apicali del partito – segretario generale, responsabile della strategia elettorale, responsabile della strategia politica e capo degli affari generali – sono state l’occasione per mettere mano anche alla composizione del governo”.
Benvenutə alla puntata #8 di Japanica.
Il pasticciaccio brutto della My number card
Tra i motivi per cui l’attuale governo ha perso consenso c’è una serie di pasticci molto recenti legati al programma della My Number Card che – titola Rest of World – “sta creando più grattacapi che progressi”.
La My Number Card (マイナンバーカード) è una tessera che associa la propria identità digitale ad un codice unico – simile al codice fiscale italiano – utile ad accedere ad una serie di servizi della pubblica amministrazione. Dal 2016, anno della sua introduzione, sino al 2019 è stata richiesta solo dal 15% della popolazione.
Nel 2022, per rinnovare gli sforzi e cercare di ampliare il numero di detentori della carta, Kishida sceglie un nuovo responsabile del progetto. Non una persona a caso quanto il politico più noto degli anni della pandemia, lo “zar del covid”, come è stato soprannominato per la gestione della campagna vaccinale: il ministro Taro Kono.
Fluente in inglese per gli studi universitari alla Georgetown University e abile twittatore (come si declina adesso con X, eXatore?), Kono ha attirato su di sé molte attenzioni che “lo hanno reso da una parte popolare, dall’altro un outsider anche molto criticato per aver bloccato in passato numerosi profili di utenti che lo criticavano pubblicamente”, spiega Ninivaggi.
“La My Number Card è stata uno dei tormentoni di quest’estate. È diventata un tema di discussione sociale molto forte. Sono diversi anni che il Giappone cerca di introdurre un sistema centralizzato – se ne parla almeno dagli anni Sessanta – ma ha sempre fatto fatica a realizzarlo. La My Number Card viene introdotta nel 2016 e l’aumento degli iscritti si è verificato a partire dal 2021, quando il governo ha tentato di aumentarne l’appeal, ma – prosegue Ninivaggi – si è probabilmente forzata la questione e a quel punto è sembrata una decisione presa dall’alto in basso per una popolazione che, ricordiamo, è la più vecchia al mondo”.
Nell’ottobre del 2022, infatti, il ministro del Digitale Taro Kono dà un ultimatum annunciando che la tessera sanitaria – questa sì, ampiamente utilizzata – sarebbe stata eliminata entro il 2024 per inglobarla nella My Number Card.
Viene anche lanciata una campagna promozionale che cerca di incoraggiare i cittadini all’iscrizione del servizio attraverso i personaggi del popolare manga e anime di Tatsuya Endo Spy x Family.
I guai grossi arrivano però durante la primavera, quando iniziano ad emergere alcune irregolarità nella gestione della My Number Card.
Nel maggio 2023, vengono riportati più di 7.000 casi in cui le My Number card sono state collegate alle cartelle cliniche di persone terze, mentre poche settimane dopo emerge che anche molti conti in banca non combaciavano alle identità digitali alle quali erano stati associati.
Insomma, è un disastro gestionale e comunicativo. Oltre che una fonte di ansia per la popolazione preoccupata per l’enorme fuoriuscita di dati sensibili.
Il ministro Kono ha annunciato ad agosto la restituzione volontaria di tre mesi di stipendio come membro del governo assumendosi la responsabilità di quanto avvenuto.
Il giorno in cui è stata annunciata la nuova composizione di governo, ha girato molto sui social una foto del Mainichi in cui si vede il ministro Taro Kono camminare per le scale, da solo, mentre il resto dei ministri sale compatto con le scale mobili. La scena, nonché la composizione della foto, fanno apparire la star di Twitter ancora più isolata.
In un commento Kono ha risposto così: Hayaku o-uchini kaeritakattandayō. “Volevo tornare a casa presto”.
Le nomine inaspettate
I cambiamenti che hanno destato maggiore sorpresa sono stati quelli del ministro degli Esteri, Hayashi Yoshimasa, sostituito con la veterana Kamikawa Yoko e, ancor di più, il ministro della Difesa, Hamada Yasukazu, rimpiazzato da Kihara Minoru.
Il ministro degli Esteri Hayashi aveva incontrato solo qualche giorno prima - precisamente il 9 settembre - il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy per avviare delle discussioni sulla sicurezza e sulla cooperazione nella ricostruzione economica e infrastrutturale del paese, scrive Takahashi Kosuke su The Diplomat. Ci si aspettava poi che fosse proprio Hayashi a presiedere il summit dei ministeri degli Esteri del G7 di questo autunno.
La sua successora, Kamikawa Yoko, 70 anni, è conosciuta come la “Lady di ferro”. Tre volte ministra della Giustizia, Kamikawa ha ordinato il numero record di 16 esecuzioni capitali. Tredici di queste, avvenute nel 2018, coinvolgevano ex membri del culto di Aum Shinrikyo che avevano avuto un ruolo con l’attacco al sarin del 1995 nella metro di Tokyo (su questa vicenda non mancherà di certo una puntata).
“La sostituzione di Hamada Yasukazu è stata la meno chiara”, spiega ancora Ninivaggi, “sia per la decisione storica presa da Kishida di arrivare a spendere entro il 2027 il 2% del pil nella difesa e sia perché il Giappone sta puntando ad assumere un ruolo più assertivo nella regione”.
In conferenza stampa Kishida ha motivato la scelta dicendo solo che “Kihara Minoru è un esperto nel campo e più in generale un brillante politico”.
Per quanto riguarda invece la parità di genere, siamo ben lontani dall’obiettivo del 50%. Sembrava un buon risultato la nomina complessiva di cinque donne, seppur non fosse un record visto il precedente nel 2001 del governo di Junichiro Koizumi e quello nel 2014 di Shinzo Abe. La doccia fredda è arrivata il giorno dopo, quando sono stati annunciati i nomi dei 54 viceministri e segretari parlamentari: tutti maschi.
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In questi giorni sto finendo “Seni e uova” di Mieko Kawakami (traduzione di Gianluca Coci). Il libro è stato tradotto e pubblicato da E/O in Italia nel 2020 ed io, con colpevole ritardo, lo sto recuperando soltanto adesso. “Seni e uova” è la storia di Makiko, una donna ossessionata dal proprio corpo mutato dal parto, che è alla ricerca di una clinica in cui possa mettersi delle protesi al seno a prezzi accessibili. Ma è soprattutto la storia di Natsu, scrittrice affermata che, da donna single, inizia il percorso per diventare madre e si scontra con i pregiudizi della società giapponese e i problemi legali e fisici legati alla fecondazione assistita.