La guesthouse di Kyōto che ha causato un incidente diplomatico con Israele
Una pensione nella città di Kyōto è finita sotto accusa per aver chiesto a un turista israeliano di firmare una dichiarazione in cui attestasse di non aver commesso crimini di guerra.
“Con la presente dichiaro quanto segue: non sono mai stato coinvolto/a in crimini di guerra che violano la legge internazionale e umanitaria”.
Questo è il primo punto di una autodichiarazione che una guest house di Kyōto, la Wind Villa, chiede di firmare ai turisti che pernottano nella struttura.
In aprile, di rientro dal Giappone, un turista israeliano ha deciso di segnalare l’accaduto al giornale israeliano Yedioth Ahronoth (Ynet) specificando che la compilazione dell’autodichiarazione era una “condizione necessaria per il check-in”.
L’uomo, che ha servito come medico da combattimento tra i riservisti della Marina, ha raccontato al quotidiano che il gestore della struttura gli ha mostrato il modulo dopo aver visto il passaporto israeliano.
Inizialmente confuso, il turista israeliano avrebbe poi detto al gestore di “non voler parlare di politica”, definendo l’autodichiarazione una cosa “ridicola e assurda”. Per poi aggiungere: “Noi non ammazziamo donne e bambini, perché dovremmo farlo?”.
“Non penso fosse antisemita, ma solo disinformato”, ha infine commentato l’uomo, spiegando di aver firmato il documento visto che non c’era nulla da nascondere.
Il caso è arrivato all’ambasciatore israeliano in Giappone, Gilad Cohen, che si è affrettato a inviare una lettera dai toni molto duri al governatore di Kyōto, Takatoshi Nishiwaki.
Ora la guesthouse è sotto accusa per aver “discriminato dei cittadini israeliani”, mentre Booking ha già rimosso l’account della Wind Villa dalla piattaforma.
Benvenute e benvenuti alla puntata #46 di Japanica.
In un post su X del 10 maggio, l’ambasciatore israeliano in Giappone Gilad Cohen ha scritto:
“Sono profondamente preoccupato per l’episodio di discriminazione che ha avuto luogo nella pensione Wind Villa di Kyōto, dove è stato chiesto a un un turista israeliano di firmare una dichiarazione che attestava di non aver commesso crimini di guerra.
Si tratta di un palese atto di discriminazione nei confronti dei cittadini israeliani e di un inaccettabile tentativo di equipararli a criminali di guerra.
[...]
Tale comportamento non può essere normalizzato. Invito le autorità della città di Kyōto a occuparsi rapidamente di questo caso. Confidiamo che le autorità giapponesi continuino a sostenere i valori di ospitalità e rispetto per cui il Giappone è così noto, e garantire che tutti i visitatori si sentano benvenuti e al sicuro.Accogliamo anche la decisione di Booking.com di rimuovere la pensione dalla piattaforma”.
Contattato dal quotidiano israeliano Ynet, il gestore della pensione ha spiegato: “non penso sia [una cosa] ridicola. In Israele è obbligatorio prestare servizio militare nell’esercito. Da quando Israele ha lanciato l’offensiva su Gaza nell’ottobre 2023, noi non sappiamo chi potrebbe averne fatto parte dal momento che i giovani israeliani sono chiamati a entrare nell’esercito”.
Sul profilo X della guesthouse Wind Villa, Ace Kishi - questo il nome del proprietario - il primo maggio aveva twittato:
Dato il numero di truppe dispiegate a Gaza, quello delle vittime e il numero di israeliani in viaggio all’estero, è statisticamente innegabile che persone che hanno commesso crimini di guerra camminino libere nelle principali città e mete turistiche nel mondo”.
Raggiunto dall’emittente Al Jazeera, Kishi ha detto di “essere estremamente preoccupato per l’invasione russa dell’Ucraina e gli attacchi di Israele a Gaza”. “Ho voluto solo prendere qualche misura per la nostra sicurezza, per quella dei nostri ospiti e per esprimere il nostro dissenso verso crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale”, ha aggiunto.
A seguito dell’appello dell’ambasciatore israeliano, la prefettura di Kyōto ha disposto degli accertamenti recandosi alla Wind Villa e interrogando Kishi.
Secondo quanto riportato dal Japan Times, le autorità non hanno riscontrato alcuna violazione della legge che regolamenta il settore alberghiero visto che non è stato mai negato a nessun ospite di soggiornare “senza una valida ragione”. Tuttavia, il comune ha specificato alla struttura che la richiesta avanzata è “inappropriata”.
Sempre con un post su X, Kishi ha condiviso il nuovo modulo che continuerà a sottoporre ai propri ospiti: visto che “l’ambasciatore israeliano pare abbia “equivocato” e interpretato le misure della guesthouse come violazione della legge giapponese, ha scritto, l’aggiunta delle note a margine servirà a evitare disguidi futuri”.
Nella nuova autodichiarazione, in cui si continua a chiedere se si sono commessi crimini di guerra come “attacchi a civili, tortura, violenze sessuali e qualsiasi altra violazione che rientra nell’Articolo 8 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (ICC), si specifica come la compilazione sia richiesta a tutte le persone che hanno fatto parte di forze militari negli ultimi dieci anni in regioni di guerra.
E ancora: il rifiuto a firmare non compromette il soggiorno.
Booking e la complicità con i coloni israeliani
L'ambasciatore israeliano in Giappone non è stato l’unico a reagire con solerzia all’episodio.
Il 28 aprile, Kishi ha ricevuto una comunicazione da Booking.com che lo avvertiva della sospensione della struttura Wind Villa dalla piattaforma. Nonostante il turista israeliano avesse prenotato tramite un altro servizio, Expedia.com, la società con sede in Olanda si è apprestata a prendere provvedimenti nei confronti della guesthouse a Kyōto e a chiedere il versamento anticipato delle percentuali e commissioni relative anche ai soggiorni successivi alla sospensione.
Un’inchiesta pubblicata a fine febbraio dal Guardian dimostra come Booking.com, insieme all’altro colosso degli affitti brevi Airbnb, abbiano “aiutato i coloni a fare profitti nelle terre palestinesi occupate”.
I giornalisti del quotidiano britannico hanno individuato almeno 350 proprietà tra cui ville, appartamenti e stanze su Airnbnb, e 26 strutture alberghiere su Booking.com diffuse per tutta la Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Operando nelle aree palestinesi occupate, Booking.com e Airbnb violano la legge internazionale. Inoltre, i due colossi delle prenotazioni immobiliari sono stati identificati dalle Nazioni Unite nella lista delle 16 società non israeliane che hanno legami con gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania.
“Qualsiasi azienda che faccia affari negli insediamenti illegali israeliani sta facilitando un crimine di guerra e sostenendo il sistema di apartheid di Israele”, ha dichiarato al Guardian il responsabile di Amnesty International, Kristyan Benedict.
Sempre a proposito di sostegno al popolo palestinese
Il 15 maggio, nel giorno dell’anniversario della Nakba (la “catastrofe”), si sono tenute diverse manifestazioni in alcune città del Giappone. A Ōsaka, alcune persone hanno protestato davanti al sito dell’Expo in occasione della visita ufficiale del ministro degli Esteri israeliano alla fiera (in giapponese sul Mainichi).
Nissan in profondo rosso
La casa automobilistica Nissan ha registrato nel 2024 perdite del valore di 670 miliardi di yen, circa 4 miliardi di euro. In una conferenza stampa, il presidente Ivan Espinosa ha annunciato il taglio di 20mila posti lavoro entro il 2027 e la chiusura di sette stabilimenti: due in Messico, uno rispettivamente in Sud Africa, Argentina e India e due nella prefettura di Kanagawa, luogo di origine del marchio giapponese. Lo stabilimento di Oppama, a Yokusuka, ha una capacità annua di 240mila veicoli, mentre quello di Shonan nella città di Hiratsuka raggiunge le 150mila unità annue compresa la produzione di van e furgoni. (in giapponese su NHK e Asahi)
Dazi
Gli accordi trovati con il Regno Unito e la sospensione per 90 giorni raggiunta con la Cina hanno messo il Giappone di fronte al fatto che, nei negoziati con gli Stati Uniti, occupa una posizione di secondo piano. Per Tōkyō la priorità è ottenere la fine dei dazi di base al 10%, ma soprattutto quelli al 25% su automobili, acciaio e alluminio. Se ad aprile il primo round di incontri aveva fatto ben sperare, adesso si teme che i negoziati possano andare avanti ancora a lungo. (in inglese su Nikkei Asia e Japan Times)
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Credo di non capire perché tanto clamore e perché reazioni diplomatiche così forti e preoccupate. Si potrebbe estendere quella dichiarazione del gestore del bnb a tutti gli ospiti della struttura per evitare discriminazioni, ma è certo che se provieni da un Paese in guerra sarebbe opportuno e auspicabile accertarsi che tra gli ospiti non ci sia un assassino o un cecchino o una persona avvezza all’uso delle armi.