L'era di Abe è davvero finita?
Il Partito Liberal Democratico ha eletto il prossimo primo ministro, Ishiba Shigeru. Chi è il politico che più ha criticato e contrastato Shinzo Abe.
Questo venerdì si sono tenute le elezioni per la nomina alla presidenza del Partito Liberal-Democratico (PLD): Ishiba Shigeru, 67 anni, sarà il prossimo primo ministro del Giappone. Con 215 voti a favore, Ishiba ha sconfitto al ballottaggio la ultranazionalista Takaichi Sanae.
È una vittoria che Ishiba ha atteso a lungo, considerando che era la quinta volta che si candidava: ci aveva già provato nel 2008, 2012, 2018 e 2020; dove a pesare di più erano state le due sconfitte contro Shinzo Abe.
All’inizio del mese Ishiba aveva definito queste elezioni la propria “battaglia finale”, lasciando intendere che sarebbe stato il suo ultimo tentativo di correre alla guida del partito.
Se nei giorni precedenti tra i favoriti c’era anche il volto più giovane del partito, Koizumi Shinjiro, al ballottaggio la sfida si è fatta a dir poco simbolica: da un lato l’erede politica di Shinzo Abe, dall’altro la figura che più di tutti all’interno del PLD ha cercato di contrastare “l’ideologia di destra reazionaria” - così l’ha definita lo stesso Ishiba - di Abe.
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Chi è Ishiba Shigeru
Forse nelle ore successive all’annuncio della vittoria di Ishiba vi sarà capitato di vedere questa: una vecchia foto del neo-eletto presidente del Partito Liberal-Democratico che fa il cosplay di Majin Bu, uno dei principali antagonisti nel celebre manga Dragon Ball di Akira Toriyama.
Ora: uscendo dalla categoria “strano, ma vero” che spesso viene utilizzata quando si parla di Giappone - Ishiba ha spiegato che, in occasione dell’inaugurazione di un museo di figure, uno degli organizzatori gli ha consegnato il costume e lui non ha avuto il tempo di dire di no - andiamo a vedere il profilo politico di Ishiba Shigeru.
Come tanti altri politici giapponesi, anche Ishiba è figlio d’arte: il padre, Ishiba Jirō, è stato governatore della prefettura di Tottori e nel 1980, poco prima di morire, ministro per gli Affari Interni . All’età di 29 anni, dopo una laurea all’Università Keio e quattro anni alla Mitsui Bank, Ishiba si candida per la prima volta alla Camera bassa.
A spingerlo verso la carriera politica – per lui impensabile fino a quel momento visto il complesso che soffriva verso il padre – è l’amico di famiglia e suo mentore Tanaka Kakuei, ex primo ministro del Giappone e tra i politici più influenti degli anni Settanta – prima di essere travolto dallo scandalo Lockheed.
Ishiba ha ricoperto negli anni le cariche di ministro della Difesa (2007 e 2008), ministro dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca (2008 e 2009) e ministro per la Riqualificazione delle Campagne (dal 2014 al 2016); ciononostante ha sempre fatto fatica a scrollarsi di dosso la reputazione di “traditore” per aver lasciato il partito per alcuni anni.
A Ishiba piace definirsi “otaku della difesa”, per la passione che ha nel collezionare e costruire modellini di navi da guerra, aerei militari e anche treni. Otaku è il termine giapponese che indica solitamente gli appassionati di anime e manga, ma che in senso più ampio può avere l’accezione simile a quella del termine inglese nerd. Quello del modellismo, tra l’altro, è un hobby che condivide anche sul suo canale youtube con i suoi quasi ventimila follower.
Tuttavia, Ishiba è anche un otaku della politica e ha le idee molto chiare sulla strategia difensiva che deve adottare il Giappone e sul tipo di relazioni che bisogna tenere con Stati Uniti e Cina.
La proposta di una NATO dell’Asia Pacifico
Uno dei punti su cui Ishiba ha insistito maggiormente durante la campagna elettorale è quello di costruire una NATO asiatica, un’ipotesi ritenuta al momento “fantasiosa” dagli Stati Uniti.
Nel suo ultimo libro Hoshu seiji-ka waga seisaku, waga tenmei (tradotto letteralmente “Politico conservatore: la mia politica, il mio destino”), Ishiba scrive:
“Il Giappone non è ancora un paese indipendente. L’essenza del Trattato di Sicurezza tra Giappone e Stati Uniti è la sua asimmetria. Gli Stati Uniti sono tenuti a difendere il Giappone, mentre il Giappone è obbligato a ospitare le forze americane sul proprio territorio… quale paese, obbligato a ospitare delle truppe straniere, è un paese indipendente?”.
Attenzione: questo non vuol dire che Ishiba è contrario all’alleanza con gli Stati Uniti come anche alla presenza delle forze americane sul territorio giapponese, tutt’altro. Ritiene però necessario rendere meno squilibrate le relazioni con Washington.
Una posizione quindi diversa da quella tenuta in questi anni da Fumio Kishida, per quanto, secondo un recente articolo di stampa, anche il primo ministro uscente avrebbe sostenuto Ishiba al ballottaggio dopo le rassicurazioni di quest’ultimo proprio sui rapporti con Washington.
Ancora più dirompente rispetto alla linea del partito è la sua idea dei rapporti con Pechino, agli antipodi rispetto al “falco” e sua rivale Takaichi Sanae che appena qualche mese fa si è recata in visita nel tempio shinto Yasukuni, dove si commemorano i caduti in guerra tra i quali anche i cosiddetti criminali di “classe A”, autori delle peggiori atrocità commesse durante la guerra in Corea del Sud e Cina.
Da questo punto di vista, secondo Ishiba, i rapporti con Pechino non si possono basare esclusivamente su equilibri di natura militare. Come scrive l’analista Tobias Harris, Ishiba si trova a disagio con la teoria predominante della “Cina come minaccia”. Secondo il neo-presidente del PLD, è possibile rafforzare la propria strategia di deterrenza e difesa cercando allo stesso tempo continue opportunità di cooperazione e dialogo con Pechino. Ishiba lamenta anche la tendenza all’interno del partito di tacciare come “amico della Cina” chiunque sia favorevole a questo tipo di approccio.
Idealismo vs. burocratismo
Nel classico della politica giapponese “Japan: The Intellectual Foundations of Modern Japanese Politics”, l’autore Tetsuo Najita traccia due tendenze che, in tensione tra loro, appaiono ricorrenti nella storia della politica giapponesi: il burocratismo e l’idealismo.
Questo conflitto, scrive sempre Harris, è riscontrabile anche nelle figure di Shinzo Abe e Ishiba Shigeru. Da una parte Abe, che ha fatto propria la “missione” (shimei) di usare il potere dello Stato per accrescere la ricchezza e il potere nazionale; dall’altra invece l’idealismo di Ishiba, sempre alla ricerca di soluzioni “pure” in grado di risolvere i problemi della popolazione giapponese.
Al momento Ishiba, che si insedierà il prossimo martedì primo ottobre, ha dimostrato di avere dalla sua una parte consistente del partito, ma il PLD resta indebolito dagli scandali che lo hanno travolto, e la questione sul prendere o meno provvedimenti rispetto ai rimborsi elettorali non dichiarati e i rapporti con la Chiesa dell’Unificazione rimane spinoso.
Di una cosa, però, Ishiba ha fatto tesoro: “il numero di voti ottenuti non è altro che il numero di mani strette”, così gli insegnava il mentore ed ex primo ministro Kakuei Tanaka.
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Bel resoconto. Grazie.