L'ultima utopia urbana
La Nakagin Capsule Tower era l'unica testimonianza del movimento architettonico del Metabolismo, prima dell'abbattimento nel 2022. La sua eredità è conservata nelle 23 capsule ancora "in vita".
Centoquaranta capsule abitative della grandezza di dieci metri quadri ciascuna. Un televisore Sony, un telefono, un registratore audio, una radio, un futon e un piccolo frigobar erano tutto ciò di cui aveva bisogno un salaryman che trascorreva la settimana lavorativa a Tōkyō, nel secondo dopoguerra.
Nel 1972, la Nakagin Capsule Tower (中銀カプセルタワー, Nakagin Kapuseru Tawā), costruita tra il quartiere di Shinbashi e quello di Ginza, sembrava un edificio proveniente da un futuro ipertecnologico con tutti quegli occhi – gli oblò – puntati sulla strada. Disegnata dall’architetto Kurokawa Kishō, la torre era composta da due strutture portanti e tanti moduli “applicati” sopra.
“Sostituendo le capsule ogni 25 anni, la struttura potrà durare anche 200 anni”, diceva Kurokawa in un’intervista del 2007: “si può riciclare, il mio è un progetto di architettura sostenibile”.
La vita della Nakagin Capsule Tower è durata molto meno di quanto auspicato dal suo inventore, ma come racconta un recente articolo del New York Times la sua eredità è conservata nelle 23 capsule che sono sopravvissute alla demolizione, avvenuta nel 2022, e che oggi sono conservate in musei o altri luoghi come testimonianza del movimento architettonico metabolista, l’ultima utopia urbana del ventesimo secolo.
Benvenutə alla puntata #14 di Japanica.
“La capsula è un’architettura cyborg. L’uomo, la macchina e lo spazio costruiscono un nuovo corpo organico, l’architettura d’ora in avanti è il carattere di un’apparecchiatura”
(Kurokawa Kishō)
Se la guerra aveva lasciato solo macerie e distruzione, quindici anni dopo elettrodomestici e nuovi apparecchi tecnologici si riversavano nel mercato promettendo un altro futuro fatto di ricchezza e benessere.
In una società che cambiava velocemente, anche l’architettura doveva fare la sua parte rispondendo alle nuove esigenze e inglobando al suo interno questi nuovi elementi. Come un metabolismo che muta e si trasforma a partire dalle sue cellule, allo stesso modo l’architettura doveva crescere, cambiare ed evolversi.
È questa l’intuizione di quattro giovani architetti, tra cui Kurokawa, che a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta fondano il movimento architettonico del “Metabolismo”.
“Guardiamo alla società umana come a un processo vitale: uno sviluppo continuo che va dall’atomo alla nebulosa. Il motivo per cui usiamo una parola che fa riferimento alla biologia, metabolismo, è perché crediamo che il design e la tecnologia debbano essere una denotazione della società”, recitava il manifesto del gruppo.
Le città per come erano state concepite fino a quel momento erano vecchie e non più funzionali, la nuova Tōkyō doveva assomigliare piuttosto ad un organismo vivente; ad un ecosistema dove risorse, energie e componenti potessero staccarsi e muoversi a seconda delle necessità di una società in profondo cambiamento. Insomma: Tōkyō doveva trasformarsi in una Bio-Tōkyō.
Dietro alla Nakagin Capsule Tower c’era esattamente questa filosofia. Le capsule erano state costruite come cellule di un organismo che, una volta invecchiate, potevano essere sostituite con altre di nuove. Solo che Kurokawa non aveva fatto i conti con tutti i tipi di “malattia”.
Con il passare degli anni, molte di queste piccole abitazioni vennero abbandonate. I figli dei primi acquirenti non erano più così interessati a possedere dei loculi e, soprattutto, non avevano intenzione di spendere soldi per le ristrutturazioni. In aggiunta, si presentò il problema dell’amianto. Fu necessario applicare un rivestimento esterno per evitare che pezzi di intonaco cadessero sulla strada sottostante.
Se oggi 23 capsule sono sopravvissute alla demolizione dell’edificio alla fine del 2022 è per la determinazione di persone come Maeda Tatsuyuki e altri membri del progetto per la conservazione e rigenerazione della Nakagin Capsule Tower.
Le destinazioni d’uso sono tra le più svariate: dalla più “classica” acquisizione di un abitacolo da parte del Museo di Arte Moderna di San Francisco, all’esibizione permanente curata dalla compagnia di intrattenimento Shochiku, nota per gli spettacoli di teatro kabuki, che in un recente incontro ha messo a disposizione due di queste capsule per un dj-set di canzoni prese dagli anime e film di fantascienza.
La dj, Wakana Nitta, è una ex residente della Nakagin Capsule Tower e, durante l’esibizione, ha esposto le foto che ritraevano la sua vita nella capsula mentre osserva Tōkyō dall’oblò, su una parete, e i lavori progressivi di smantellamento dell’edificio, sull’altra.
Nel 2024 è prevista anche l’apertura di un “villaggio a capsule” a cui l’ex inquilino Maeda e altri residenti stanno lavorando nella prefettura di Kanagawa, a sud di Tōkyō.
È stata fatta anche una raccolta fondi per creare un archivio digitale con la riproduzione 3D della Nakagin Capsule Tower. Il progetto è consultabile qui.
“È stato triste vedere l’edificio venire demolito, ma è stato creato con l’idea del Metabolismo”, ha raccontato Maeda a Bloomberg. “Portare via alcune capsule, restaurarle e consegnarle a musei o ad altri luoghi all’estero ha rievocato la gioia dell’edificio”.
Il rapporto tra Giappone e Taiwan
Torno a scrivere questa newsletter a distanza di un mese soprattutto perché, nella prima metà di gennaio, sono stata a Taiwan per seguire le elezioni presidenziali e legislative (sulla mia pagina Instagram potete trovare le storie in evidenza e un video in cui spiego i risultati elettorali). Tra i paesi più attenti a quello che avviene sull’isola di Formosa c’è proprio lui: il Giappone.
Breve nota a margine: le conferenze stampa dei tre candidati alla presidenza si tenevano in cinese con traduzione simultanea in inglese e giapponese.
Il presidente eletto Lai Ching-te, il giorno dopo le elezioni, ha incontrato l’ambasciatore de facto del Giappone a Taiwan, Mitsuo Ohashi. Tra i punti del programma elettorale di Lai c’è quello di rafforzare ancor di più i rapporti con il vicino nipponico. D’altronde era stato proprio il primo ministro Kishida a lanciare l’allarme dichiarando al summit di Shangri-La a Singapore, nel giugno 2022, “L’Ucraina oggi potrebbe essere l’Asia orientale domani”.
In un articolo su The Diplomat viene ricordato come sia stato l’ex primo ministro Shinzo Abe il primo a sostenere con forza come un’emergenza per Taiwan corrisponderebbe un’emergenza per il Giappone.
L’atterraggio sulla Luna più preciso di sempre
Il Giappone è il quinto paese ad effettuare un atterraggio sulla Luna con un veicolo spaziale. Grazie a tecnologie estremamente avanzate, quella del mezzo spaziale Slim è stata l’operazione più precisa realizzata finora – da qui il nome della missione “Moon Sniper”. Purtroppo, il veicolo si è spento solo tre ore dopo. Al momento dell’atterraggio i pannelli solari installati sul mezzo puntavano ad ovest, nella direzione opposta a quella del Sole, e non sono riusciti a ricaricare le batterie.
La dissoluzione delle correnti del partito Liberaldemocratico
Lo scandalo che ha investito la politica giapponese sul sistema di finanziamento al partito liberaldemocratico (di cui avevo accennato all’inizio della scorsa puntata) ha portato alla dissoluzione delle tre principali correnti del PLD.
Quella precedentemente guidata da Shinzo Abe - la più grande che è sospettata di non aver dichiarato i fondi al partito per molti anni - quella più vicina al presidente Kishida e la terza invece rappresentata dal Segretario Generale del PLD Toshimitsu Motegi, hanno tutte annunciato la dissoluzione. Si oppone invece allo scioglimento della propria corrente l’ex primo ministro Taro Aso.
Il primo ministro Kishida continua a perdere punti nell’indice di gradimento per il suo operato nei sondaggi nazionali.
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