Masa, il miliardario che da quarant'anni gioca d'azzardo nell'industria tech
La joint-venture che mette insieme SoftBank, OpenAI e Oracle è solo l'ultima scommessa del secondo uomo più ricco del Giappone, Masayoshi Son.
Nella sua immancabile giacca di pelle nera il CEO di Nvidia, Jensen Huang, presenta così l’uomo che ha al suo fianco: “Ricordate, è stato Masa a portare Bill Gates in Giappone; è stato Masa a portare Jerry Yang (ingegnere taiwanese americano cofondatore di Yahoo ndr) in Giappone; è stato grazie a Masa se l’industria del cloud è nata in Cina con Alibaba; è stato Masa a portare Steve Jobs e gli iPhone in Giappone; e infine, molti di voi non lo sapranno, ma a un certo punto Masa è stato il più grande azionista di Nvidia”.
La persona di cui sta parlando è Masayoshi Son, anche noto semplicemente come “Masa”. “Dalla nascita dei PC a quella degli smartphone, dal cloud all’AI – prosegue Huang – Masa è l’unico imprenditore e innovatore che ha saputo sempre scegliere o allearsi con [la società] vincitrice in ogni singola generazione [della storia dell’informatica]”.
Fondatore nel 1980 di Softbank, Masa è oggi l’artefice dello Stargate Project, la nuova joint-venture che mette insieme SoftBank, OpenAI e Oracle.
“Stargate Project – si legge sul sito di OpenAI – è una società che intende investire 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni per costruire una nuova infrastruttura AI negli Stati Uniti. Cento miliardi saranno stanziati immediatamente. La responsabilità finanziaria farà capo a SoftBank, quella operativa a OpenAI”.
A capo di tutto, nelle vesti di presidente, c’è lui: Masayoshi Son.
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“Non sono un CEO, sto costruendo un impero”
Quando nel 2020, il fondo di investimenti Elliott Management inviò a Tokyo una sua squadra per convincere Masa a rafforzare la governance aziendale per fare in modo che il prezzo delle azioni salisse, un delegato della Elliott ricorse agli esempi di Mark Zuckerberg e Bill Gates.
fNel sentire i due nomi, Masa rispose sbottando: “questi due gestiscono una sola attività, io sono coinvolto in più di cento aziende e controllo un intero ecosistema [tech]. Il paragone che più mi si adatta è quello di Napoleone, Gengis Khan o l’Imperatore Qin. Non sono un CEO, sto costruendo un impero”.
Se la capacità di pensare in grande non è di certo mai mancata al fondatore di SoftBank, una delle caratteristiche che mettono spesso in luce i giornalisti economici che hanno seguito la sua parabola di investitore e imprenditore è quella di non aver paura di fare scommesse azzardate sul mercato, spesso anche molto aggressive.
Per capire da dove nasce l’impero del secondo uomo più ricco del Giappone, sopra di lui solo Tadashi Yanai di Uniqlo, è necessario fare un salto indietro nel tempo e tornare al 1957.
Masayoshi Son nasce in un piccolo comune nella prefettura di Saga, sull’isola meridionale del Kyushu. È uno zainichi di terza generazione, ovvero un giapponese di origine coreana. Come avvenne per molti sotto il periodo coloniale, anche i nonni di Masa si trasferirono in Giappone. Spesso questi trasferimenti erano forzosi, e una volta arrivati sul suolo giapponese gli uomini coreani erano costretti a lavorare nelle miniere. Fu così anche per il nonno di Masa, Son Jong-kyung.
Il padre visse di contrabbando negli anni dell’adolescenza, per poi dedicarsi all’allevamento di maiali, all’usura e ai pachinko, le sale da gioco d’azzardo che offrivano un sostentamento economico a molti coreani relegati ai margini della società.
Masayoshi è cresciuto con il cognome giapponese Yasumoto, ma in giovane età ha deciso di riappropriarsi di quello originario coreano: Son, per l’appunto.
In un’intervista di qualche anno fa a Blooomberg, David Rubenstein gli chiede conto di un aneddoto che si racconta su di lui di quando aveva 16 anni: Masa voleva a tutti i costi incontrare il capo di McDonald’s in Giappone.
“Ho chiamato la sua assistente forse cento volte, ma lei mi rispondeva che il presidente era molto impegnato e non incontrava gli studenti. A quel punto ho deciso che un biglietto aereo sarebbe stato più economico della bolletta del telefono, e sono volato a Tokyo. Alla fine, mi ha ricevuto per quindici minuti. Gli ho chiesto un consiglio sul settore in cui avrei dovuto lavorare, e lui mi ha risposto: se fossi in te e avessi la tua età punterei sull’industria del computer”.
Di lì a poco, Masayoshi Son volerà negli Stati Uniti dove studierà all’università di Berkeley. Grazie all’aiuto del professore di fisica nucleare delle particelle, Forrest Mozer, costruirà un sintetizzatore vocale che poi rivenderà alla Sharp Corporation per 1,7 milioni di dollari.
Rintracciato nel 2021 da un giornalista del Financial Times, il professore ormai 92enne Forrest Mozer ha ricordato Masa come uno studente dalle scarse capacità tecniche ma con un forte senso per gli affari; “Quel tizio diventerà il padrone del Giappone”, aveva detto già allora alla moglie.
Mozer, però, racconta anche altro: “Non mi ha mai detto che avrebbe guadagnato un milione di dollari. Nel suo primo affare mi ha mentito e imbrogliato”.
Masayoshi Son si laurea e torna in Giappone con il bottino. Nel 1980, negli anni d’oro della crescita economica giapponese, il giovane ventiquattrenne punta tutto sulla parte software (“in molti si occupavano già di hardware”, ha spiegato in interviste successive) e fonda Softbank.
Da irrefrenabile scommettitore, saranno due gli investimenti particolarmente fortuiti che gli assicureranno, nel primo caso, un ritorno economico sei volte superiore a quello che aveva “puntato” inizialmente. Nel secondo, con un capitale iniziale di 20 milioni, guadagnerà la cifra record di 97 miliardi di dollari.
Le due società sono Yahoo e la cinese Alibaba. Masa incontra Jack Ma a un anno dalla fondazione del colosso tech, e quell’incontro verrà descritto così dallo stesso Masa: “L’ho annusato e ho capito che siamo fatti della stessa pasta” (I could smell him, we are the same animal).
Per un breve periodo Masa diventa anche più ricco di Bill Gates, nel 2000 però arriva il tonfo. La speculazione nel settore tech è tale che quell’anno scoppia la cosiddetta bolla delle dot-com. Masa perde in un giorno 70 miliardi di dollari, il 97 per cento di tutta la sua fortuna.
Qualsiasi persona ne sarebbe uscita distrutta, Masa invece risale la china. “Ero sull’orlo del precipizio, ma alla fine – non so come – sono sopravvissuto”, racconta Masa sempre a Bloomberg.
Prima ancora del lancio del rivoluzionario prototipo dell’iPhone, Masa stringe un accordo con Steve Jobs per avere l’esclusiva sulla distribuzione dei prodotti Apple in Giappone. Negli stessi anni, lancerà il più grande motore di ricerca in Giappone (Yahoo! Japan) e acquisterà la società di telefonia mobile Vodafone KK.
Nel 2016 completa poi l’acquisizione di ARM Holding, società inglese leader nello sviluppo di microprocessori, per poi lanciare nel 2017 Vision Fund, il più grande fondo di private equity nella storia dell’industria tech che raccoglie al suo interno anche i fondi sovrani dell’Arabia Saudita e Abu Dhabi.
“Se ho capito bene, sei riuscito a convincere il principe saudita Bin Salman a darti 45 miliardi in un’ora”, chiede Rubenstein a Masa. “No, no, non è corretto. Sono stati 45 minuti per 45 miliardi. Quindi, un miliardo al minuto”.
L’ultimo investimento che vede Masa in prima linea è quello sull’AI, con il benestare del presidente Trump che ha accolto con favore un’iniezione di capitale di 100 miliardi di dollari nell’economia americana.

Nel grande racconto epico che fa Masa di se stesso (pare si sia paragonato anche a Gesù Cristo e a Yoda di Star Wars), c’è il rovescio della medaglia che descrivono molto bene gli esperti sentiti dal Financial Times in un approfondimento video sulla sua figura.
“In borsa non si è mai visto nessuno comportarsi come lui. È diventato evidente come SoftBank si sia trasformata in un hedge fund gigante ed estremamente aggressivo. Al casinò, Masa è il tizio che a ogni vittoria rilancia scommettendo il doppio, non toglierebbe mai le fiches dal tavolo”.
Vertice Trump-Ishiba
Il secondo capo di stato a essere ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump è stato il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba.
Se l’incontro preoccupava non poco viste le continue minacce, sanzioni e dazi che Trump sta comminando ai paesi alleati, Ishiba per il momento può tirare un sospiro di sollievo. Il leader giapponese è riuscito ad avere rassicurazioni dal presidente americano rispetto all’alleanza militare e alle garanzie di sicurezza nel Pacifico.
Per prepararsi all’incontro, Ishiba si sarebbe rivolto anche al suo predecessore Fumio Kishida e alla moglie vedova di Shinzo Abe, Akie. Sul tavolo c’era anche l’acquisizione della US Steel, bloccata dall’amministrazione Biden, da parte della Nippon Steel - che Trump ha confuso con Nissan. Il quarantaseiesimo presidente ha dichiarato che la società giapponese potrà investire nella sua omologa americana, ma non potrà acquisirla”.
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