Il mio corpo non è un corpo materno
Cinque donne sono in causa con lo stato giapponese perché non possono ricorrere liberamente alla sterilizzazione.
L’appuntamento è alle due del pomeriggio alla Corte Distrettuale di Tokyo, a due passi dal Palazzo Imperiale e i suoi giardini. È il primo novembre e Kazane Kajiya, Reina Sato, Tanaka, Chifumi e Kuno insieme alle loro legali sono convocate per la terza udienza del processo che le vede coinvolte: dallo scorso giugno, infatti, sono in causa con lo stato giapponese perché non hanno accesso alla sterilizzazione.
“Sin dalle scuole superiori, non ho mai provato sentimenti o attrazione sessuale per uomini o donne. Non ho mai considerato l’idea di avere figli. Ho iniziato a pensare alla sterilizzazione più o meno quando mi sono diplomata al liceo. Ogni volta che mi venivano le mestruazioni provavo un forte senso di disagio, come se fossi pronta da un momento all’altro a rimanere incinta. Tuttavia, ho scoperto di non avere i requisiti legali per sottopormi all’intervento. Nel 2022, avevo in programma di studiare all’estero, così ho preso in considerazione l’idea di sottopormi all’operazione in Canada. Ho dovuto rinunciare perché i costi erano troppo alti e non potevo permettermelo”.
Reina Sato è una delle cinque donne querelanti. Tutte, per diversi motivi, vorrebbero sottoporsi all’intervento per la sterilizzazione, ma hanno un problema: non hanno mai avuto figli/e e hanno bisogno del consenso di un uomo.
Benvenuti e benvenute alla puntata #26 di Japanica.
La maternità non è lo scopo del mio corpo
Tutte le donne dovrebbero avere figli, e tutti i corpi di donna sono “corpi materni da proteggere”. La sterilizzazione è permessa solo con il consenso del marito, oppure nel caso in cui la donna abbia avuto già dei figli e un altro parto potrebbe rivelarsi pericoloso per la sua incolumità.
Entrata in vigore nel 1996, la Legge sulla salute materna affonda le radici nella precedente Legge sulla protezione eugenetica e, nella sua stesura, rispecchia una società in cui le politiche riproduttive sono uno strumento di controllo demografico in mano allo Stato.
Secondo Michiko Kameishi, a capo della squadra legale che sta difendendo le cinque ricorrenti, il divieto di ricorrere alla sterilizzazione per motivi non medici; il prerequisito di avere già dei figli; come anche l’obbligo di avere il consenso da parte del marito sono tutte disposizioni in violazione con la Costituzione giapponese (art. 13 e 24) e con il principio di autodeterminazione riproduttiva della persona.
Per questo motivo è necessario chiedere una revisione dell’attuale quadro legislativo perché, come recita il nome scelto per questa causa, “la maternità non è lo scopo del mio corpo”.
Le testimonianze
Su CALL4, principale piattaforma di crowdfunding che riunisce i contenziosi di maggiore interesse pubblico in Giappone, è possibile leggere le motivazioni che hanno spinto queste cinque donne a contestare la legge e fare causa contro lo stato giapponese.
Le riporto qui di seguito in una mia traduzione.
Kazane Kajiya
Mi riconosco come donna, ma sin dall’adolescenza provo questo forte senso di disagio e disgusto rispetto alla fertilità del mio corpo. Ho sperato di poter ricorrere alla sterilizzazione per oltre dieci anni. Attualmente sono sposata, però il mio desiderio di non fare mai esperienza della gravidanza, del parto e dell’accudimento dei figli è qualcosa con cui nella mia vita non scenderò mai a compromessi. In questo, il mio unico e grande alleato è stato il mio compagno.
Nel settembre 2023, mi sono sottoposta all’intervento di sterilizzazione in un ospedale all’estero. Come voglio vivere la mia vita e il mio corpo è qualcosa che posso decidere soltanto io, e non c’è motivo per cui lo stato debba imporre delle proibizioni. La Legge sulla salute materna parte dal presupposto che è impossibile che ci siano donne che vogliano ricorrere alla sterilizzazione senza avere avuto figli/e. Una società con una legge come questa fallisce, perché non considera l’esistenza di persone come noi.
Attraverso questa causa, spero di poter dire alle persone che la pensano come me che va bene vivere la propria vita così come si è. Inoltre, spero che la nostra società possa cambiare e diventare un luogo in cui diversi stili di vita sono accettati e dove le donne possano prendere decisioni sui propri corpi.
Tanaka
Quello che più mi ha motivato nel desiderare la sterilizzazione sono le parole di mia madre. Di tanto in tanto mi diceva: “La cosa più importante per una donna è sposarsi e avere figli”, mentre una volta, quando ero ancora alle scuole medie, mi ha fatto: “ti ho messo al mondo perché volevo dei nipoti.
Le parole di mia madre non mi hanno più lasciata. Lentamente, ho sviluppato una forte avversione al mio corpo femminile che mi ha portato all’anoressia. Ho anche iniziato a sentirmi a disagio rispetto alle mie capacità riproduttive di cui avrei voluto liberarmi. Tuttavia, dopo essere entrata all’università, ho appreso che la sterilizzazione per scopi contraccettivi è proibita in Giappone. Mi sono sentita come se un mio diritto fondamentale all’autonomia personale fosse stato violato.
Ci vuole coraggio per prendere parte a una causa di questo tipo, ma ho deciso di farlo perché penso che il numero di persone nella mia stessa situazione non debba crescere. Spero che, attraverso le discussioni che si svolgeranno nel corso delle udienze, la nostra società colga l’occasione per diventare più rispettosa dell’autonomia riproduttiva delle donne”.
Chifumi
Sin dalle scuole elementari, ho avuto questo vago pensiero di non volere figli.
Mentre cercavo lavoro durante il college, ero convinta che avere figli fosse il fondamento nella vita di una donna. Durante la pandemia da Covid-19, ho realizzato sempre più il peso sociale e fisico che hanno sulle spalle le donne con figli. È a quel punto che mi sono detta che non avrei mai voluto averne. Ho cercato modi per diventare infertile, ed è così che ho scoperto l’operazione di sterilizzazione. Purtroppo, però, ho dovuto fare presto i conti con il fatto che le donne non sposate senza gravidanze pregresse non possono avere accesso a questo tipo di intervento.
Mi sono unita alla causa perché voglio cambiare assolutamente la situazione attuale che vede le donne che non vogliono in alcun modo dei figli essere escluse dal sistema sociale giapponese; e che vede il diritto all’autodeterminazione delle donne essere violato dalla Legge sulla salute materna, che presuppone che tutte le donne debbano diventare madri. Spero davvero in una società che rispetti, onori e abbracci chi sceglie una vita senza figli.
Kuno
Da quando sono bambina, provo un senso di disagio e di rifiuto all’idea di avere figli e ho sempre sperato di poter ricorrere alla sterilizzazione. Stare da sola è sempre stata la cosa più importante.
Ogni volta che vedo la notizia di qualcuna che è stata arrestata perché ha ucciso un neonato o una neonata in un bagno, non posso fare a meno di pensare che potrei essere io. La mia paura di rimanere incinta diventa ancora più forte. Circa tre anni fa, ho deciso di usare un sistema di contraccezione intra-uterino, che però dura fino a un massimo di cinque anni, dopo deve essere sostituito. Penso che mi sentirei più sollevata se potessi sottopormi all’operazione di sterilizzazione.
Quello che voglio è decidere sul mio corpo senza subire interferenze o essere persuasa da nessuno. La gravidanza e l’accudimento di un bambino o bambina sono scelte che influenzano notevolmente la vita di una persona. Mi auguro che quando una donna decide di ricorrere alla sterilizzazione o all’aborto sia libera da interferenze di terze parti e rispettata nella sua scelta.
Il controllo sulle libertà riproduttive
In Giappone, ma si potrebbe dire più in generale in Asia orientale, le politiche riproduttive non hanno subito storicamente quelle influenze e pressioni che ci sono state in Occidente da parte della Chiesa cattolica. La sterilizzazione come l’aborto, però, sono state strumenti di cui gli stati hanno disposto liberamente per regolare, a seconda dei momenti storici, la crescita e decrescita demografica.
Le donne, in ogni caso, non sono mai state libere di scegliere cosa fosse meglio per se stesse e per i propri corpi.
Per quasi quarant’anni, dal 1948 al 1996, è stata attuata la Legge per la protezione eugenetica che ha permesso la sterilizzazione di quasi ventimila donne e uomini contro la propria volontà. Tutte le persone con una qualche forma di disabilità mentale o fisica venivano sottoposte alla sterilizzazione “per impedire la nascita di discendenti inferiori dal punto di vista eugenetico e per proteggere la vita e la salute della madre”.
Negli anni Settanta, si sollevarono le prime critiche per l’utilizzo del termine “eugenetico”, ma è soltanto nel 1994 che il Giappone si trova costretto a cambiare la legge a seguito della forte condanna delle Nazioni Uniti che arriva nel corso di un summit al Cairo.
Le scuse per le sterilizzazioni forzate sono arrivate solo nel 2019, come anche le prime sentenze che stabiliscono i risarcimenti alle vittime e alle loro famiglie.
Nella revisione della legge che ha portato poi, nel 1996, alla promulgazione dell’ancora attuale Legge sulla salute della maternità sono stati aboliti gli scopi eugenetici della sterilizzazione, ma sono rimaste intatte le controverse regole che non riconoscono l’autodeterminazione riproduttiva della donna.
Questa legge è “estremamente paternalista” e “presuppone che il corpo della donna sia destinato a diventare quello di madre”, ha detto l’avvocata Michiko Kameishi nel corso della prima udienza di giugno.
“La nostra richiesta è semplice: vogliamo decidere il nostro futuro e prendere il controllo dei nostri corpi”, ha aggiunto Reina Sato. “Non è complicato”.
Il bilaterale Xi - Ishiba
Nel loro primo incontro, il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro Ishiba Shigeru hanno detto di voler lavorare insieme “nonostante le differenze”. Tra i temi affrontati: la politica marittima nel Mar Cinese Meridionale ritenuta aggressiva, la sicurezza dei cittadini giapponesi in Cina e Taiwan. (in inglese su Reuters e Kyodo News)
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Prima di lasciarci: volevo fare un doppio ringraziamento a Asuka Ozumi. In primo luogo perché è stata lei a segnalarmi il tema di questa puntata; e poi perché ha appena tradotto “Noia Terminale” di Suzuki Izumi, che arriverà nelle librerie proprio in questi giorni per Add Editore.
Suzuki Izumi è stata un personaggio unico della scena underground giapponese a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, solo negli ultimi anni si sta riscoprendo la sua importanza come scrittrice di fantascienza (un suo ritratto di qualche anno fa di Matteo Boscarol per Il Manifesto).
“Molto tempo fa sulla Terra c’erano solo le donne. Vivevano in pace, finché una partorì una creatura mai vista prima, con il corpo deforme e modi tanto rozzi da risultare fastidiosi. Morì, non prima di aver dato alla luce una progenie: ebbe così inizio la stirpe degli uomini”.
Dal racconto Un mondo di donne e donne
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mi sembrano più o meno tutte pazienti con qualche problematica psichiatrica che andrebbe forse affrontata meglio, anziché nel suo precipitato somatico antinatalista. Se con sterilizzazione si intende legatura delle tube come medico tenderei a sottrarmi, nel senso che - salvo ovviamente quando la salute della paziente lo richieda per rischi in caso di future gravidanze - non ha sempre successo, comporta dei rischi e in un paese del c.d. primo mondo quale il Giappone mi sembrano preferibili (e parimenti efficaci) metodo contraccettivi reversibili. Il fatto che serva il consenso di un uomo ovviamente è una scemenza maschilista da Arabia Saudita et similia (ma purtroppo non è l'unica nella società giapponese contemporanea)
EDIT: non mi è chiaro però il problema del primo caso in cui il compagno era d'accordo